Marea Granate esprime la sua solidarietà con le persone rifugiate ed esige risposte politiche reali

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Le persone rifugiate continuano ad arrivare sulle coste europee, solo nel 2016 circa 300.000 secondo i dati di ACNUR; nel frattempo, un nuovo anno politico comincia in Parlamento e i nostri rappresentanti continuano a non fare nulla per provare a risolvere questa situazione. Problema che diventa sempre più complicato, sulle coste del mediterraneo, alla frontiera Turca, nei CIE e nei campi di Calais.

Marea Granate, come collettivo transnazionale di migranti, vuol dire “BASTA!” alla passività e all’ indifferenza delle istituzioni su questo tema, ed esprimere il suo appoggio e la sua solidarietà a tutte le “persone” rifugiate. Inoltre, manifesta un energico rifiuto al vergognoso accordo tra la Turchia e l’UE, che utilizza queste persone e la loro precaria situazione come moneta di scambio per i negoziati. Con questo tipo di pratiche, i governi e le istituzioni europee non soltanto eludono trattati internazionali come la Convenzione di Ginevra o la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma  inoltre semplificano queste persone, dandogli un etichetta a seconda della loro situazione amministrativa (migranti comunitari, extracomunitari con documenti, senza documenti o rifugiati). Solo l’esistenza di queste categorie per nominare essere umani è esecrabile di per sé, ma non dobbiamo nemmeno dimenticare, che il destino, e probabilmente la sopravvivenza, di queste persone dipenderà  da quale etichetta gli sarà imposta e del fatto di avere documenti o meno. Queste categorie sono ingiuste e intollerabili.

Vorremmo esprimere la nostra più grande preoccupazione per il dolore e le sofferenza di millioni di persone sfollate che per l’orrore fuggono in Europa in cerca di un rifugio sicuro e una vita  dignitosa e al momento, non l’hanno trovato. Ci allarmano le preoccupanti notizie che giungono ogni giorno sulle morti in mare, le deportazioni di rifugiati in Turchia, le pessime condizioni dei campi in Europa e su chi sceglie di ritornare in Siria dopo le brutte esperienze vissute in Europa e il modo vessatorio in cui vengono trattati. La miserabile risposta politica di fronte a queste informazioni aumenta la nostra inquietudine e preoccupazione e ci indigna pesantemente.

Per tutto ciò, esigiamo dalle istituzioni europee e dagli stati membri, di farsi carico delle loro responsabilità di fronte all’attuale situazione geopolitica. Devono adottare misure per mettere fine a un tragedia le cui vittime giacciono in fondo al mar Mediterraneo e devono aiutare e salvare la vita di migliaia di persone innocenti, nello stesso modo in cui civili, collettivi e ONG lo stanno facendo da mesi. In più esigiamo:

1- La revoca immediata dell’accordo della “vergogna” con la Turchia.

2- L’apertura delle frontiere a tutte le persone che hanno dovuto emigrare; come diritto umano fondamentale, riconosciuto internazionalmente e che non deve essere violato in nessun caso. Nel caso concreto delle persone rifugiate, esigiamo l’istituzione di corridoi di sicurezza, la semplificazione e la velocizzazione dei meccanismi di richiesta di asilo e che si dia una speciale attenzione alla situazione di minori e donne ad alto rischio di esclusione,  in modo di garantire la loro sicurezza.

3- Il ristabilimento dello statuto del rifugiato e, in conseguenza, il diritto di asilo così come appare nella Convenzione di Ginevra, firmata da 145 paesi e in vigore del 1951.

Per finire e in coincidenza con l’uscita di “Astral”, il documentario di Jordi Evole sulle difficoltà delle persone rifugiate nel Mediterraneo, non  vogliamo dimenticare il lavoro fondamentale svolto da parte di organizzazioni non governative e privati che stanno dando risposta, in modo molto più efficace dei governi, davanti alla (cosiddetta  ) “crisi dei rifugiati”. Ammiriamo iniziative come Caravana a Grecia e sottolineiamo l’ingente lavoro di associazioni come Bienvenidos Refugiados, la Red de Acogida de Refugiados, Proactiva open Arms e ProemAid,  i quali, insieme ad altre iniziative locali e municipali, cercano di denunciare e mitigare il dolore delle vittime di questa situazione. Ci uniamo alle loro iniziative e rivendicazioni.

Questa non è la nostra Europa! Non nel nostro nome!

Barca llegando a Lesbos. Fuente La Voz de Galicia

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